Vinophila 3D Wine Expo - L' Expo per Vino, Birra e Bevande Alcoliche

ultimi articoli

Rispetto per Josko Gravner.

Lorenzo Biscontin

La doverosa premessa di questo post è che Josko Gravner, che non conosco personalmente, non ha bisogno di difese d’ufficio, meno che meno della mia.

Però mi è venuto spontanea farla dopo aver letto dei commenti quanto meno irriguardosi a seguito dell’intervista che Gravner ha rilasciato al Gambero Rosso perché credo che chi ha avuto visione, convinzione, capacità, e costanza per creare una nuova categoria di vino, gli orange wines, non meriti di essere trattato come un povero vecchio che sragiona sotto l’effetto dell’afa estiva.

Motivi del dileggio è la caustica risposta che Gravner dà alla domanda di cosa pensa dei vini senza alcol: “Una stronzata”.

Stiamo parlando di un vignaiolo che ha spiantato i propri vigneti di Chardonnay, Pinot Nero e Pinot Grigio, con cui produceva vini acclamati da critica e pubblico, perché li riteneva alieni al territorio del Collio e da lì ha iniziato il percorso di ricerca che l’ha portato a creare gli orange wines, una nuova e antica tipologia / filosofia di vino che si è diffusa in tutto il mondo.

Sarebbe stato da stupirsi se avesse dato una risposta diversa.

Personalmente io non sono contrario ai vini come bibita, se non altro perché preferisco che in campagna ci sia un vigneto rispetto ad un capannone industriale.

Condivido invece l’idea di Gravner che non l’idea che queste bevande non si chiamino vino, non tanto per una visione sacra del vino, quanto piuttosto perché sposta l’enfasi sui concetti “vino” e “senza alcol”, mentre la ragione del successo di queste bevande è il gusto, ovvero l’aromatizzazione. La dealcolazione è condizione necessaria ma non sufficiente per il successo. Quella sufficiente è il sapore, come dimostrano i casi di Stella Rosa e di French Bloom.

Una “sparata” viene considerata anche la perplessità di Gravner riguardo all’effettivo vantaggio dei Piwi, che considera una forzatura che la natura farà pagare con l’insorgenza di nuove malattie a cui i Piwi non saranno resistenti.

Anche qui non condivido la visione di Gravner, però la rispetto per l’autorevolezza della fonte e mi spinge a voler approfondire la questione.

Su una cosa sono d’accordo con Gravner al 100%: non è il grado alcolico a rendere pesante un vino dal punto di vista sensoriale.

Tutti gli operatori, dai produttori agli opinion leaders, del settore vitivinicolo sono innanzitutto degli appassionati di vino e quindi la questione del gusto rispetto al calo del consumo è automaticamente sottovalutata, perché dibattuta da persone a cui il vino piace di partenza. Eppure proprio gli esempi nell’ambito dei vini a basso contenuto di alcol, la popolarità tra i giovani dei vini naturali, orange, ecc … e la concentrazione del calo dei consumi sui vini rossi pongono chiaramente la questione del gusto.

L’intervista di Gravner, che trovate qui, si conclude con la domanda “Ha pensato di lasciare?”, risposta “Ci ho pensato, ma non sono pronto”. Io dico: meno male.  

Vinophila
Vinophila 3D Wine Expo - Il metaverso per Vino, Birra e Bevande Alcoliche

Latest Posts

spot_imgspot_img

Imperdibili