Alessandra Biondi Bartolini
La scelta del packaging è importantissima: da un lato i fattori del marketing che concorrono ad attrarre e fidelizzare il consumatore, dall’altro la necessità di preservare le caratteristiche qualitative e organolettiche dei vini, la loro identità e la loro conservabilità.
A volte però la necessità del marketing di rendere più immediatamente percepibili le caratteristiche dei vini, come in una bottiglia in vetro trasparente, rischia di vanificare gli sforzi fatti in vigneto e in cantina per avere prodotti di qualità identitari, tipici e intensi. Si tratta di uno di quei casi nei quali è fondamentale che gli enologi e i responsabili commerciali si parlino guardando ai risultati della ricerca e che insieme si rivolgano ai consumatori.
Non è solo il rischio che si manifesti il cosiddetto difetto di luce, con i caratteristici descrittori di cavolo cotto o cane bagnato, ad affliggere la qualità dei vini confezionati e conservati nelle bottiglie di vetro incolore. La radiazione UV non filtrata dallo schermo colorato del vetro verde o (meglio) marrone, è in grado di catalizzare reazioni di fotodegradazione diverse, molte delle quali ancora non del tutto descritte, una perdita complessiva della qualità dei vini.
Un quadro complessivo sull’impatto della luce sul profilo aromatico, una “fotografia” su quanto accade e su come si evolvono tutti i composti aromatici, è stato dato dai ricercatori della Fondazione Edmund Mach e dell’Università di Trento coordinati da Fulvio Mattivi (Carlin S., et al 2022), che hanno condotto uno studio su un set di campioni molto ampio, riproducendo in un ambiente controllato le condizioni di conservazione di luce e di temperatura che si creano sullo scaffale di un supermarket e monitorando l’evoluzione del profilo aromatico dei vini conservati in vetro incolore o colorato, rispetto a un testimone conservato al buio.
I risultati parlano di una perdita importante e sorprendentemente rapida di qualità aromatica nelle bottiglie in vetro chiaro, legata soprattutto alle componenti varietali del “volatiloma” dei vini (il profilo dei composti volatili analizzati cioè nel loro complesso).
“A lungo le aziende hanno ritenuto che il problema legato all’azione della luce non fosse prioritario e che il controllo del contenuto di riboflavina fosse sufficiente per gestirlo” spiega Fulvio Mattivi sul numero 4/2022 di Millevigne “Ma il problema dell’esposizione alla luce non è soltanto legato al gusto di luce: se si mette la stesso vino in una bottiglia bianca e in una scura, meglio se marrone, e si va ad assaggiare molto spesso la differenza è chiara ed è a favore della bottiglia scura”.
Alcuni dei risultati della ricerca pubblicata sulla rivista PNAS nel luglio 2022 e la spiegazione nell’intervista a Fulvio Mattivi sono disponibili nell’articolo “Quando la trasparenza non giova alla qualità”
Foto in apertura Daniel Wanke da Pixabay