09 dicembre 2021
(dalla Redazione) Meglio di Wall Street, del FTSE e dell’oro: il 2021 dei grandi vini censiti da Liv-ex ( il London International Vintners Exchange fondato nel 2000 da James Miles and Justin Gibbs) è un anno eccezionale con quotazioni in stabile rialzo, con un ampliamento delle etichette e delle regioni cercate dai collezionisti. E proprio l’allargamento delle regioni vinicole considerate – sono entrate Libano, Austria e Armenia – ha permesso di dare solidità alla crescita evitando il ripetersi della bolla del 2019 quando la solo Borgogna fece e disfece il mercato, con grandi incertezze per gli investitori. L’indice Liv-Ex nell’ultimo anno è cresciuto del 20,8% che pone il vino un passo sotto l’indice Standard&Poor’s 500 e performare circa la metà del petrolio, cresciuto quest’anno del 48,66%. Ma la City, il Dow Jones e il bene rifugio per eccellenza, l’oro, hanno ottenuto risultati assai più contenuti.
A spingere il mercato è stato anche un naturale “rimbalzo” dopo la pandemia e la combinazione di rendimenti costanti e bassa volatilità, insieme a rendimenti più ridotti e ridotta disponibilità di scorte da regioni chiave, ha permesso al buon vino di dimostrarsi un investimento vincente.
La diversità è oggi la vera forza di fondo del mercato e più gli acquirenti continuano a capire che ci sono più vini da scoprire e più diventano solide le fondamenta di questo business. Ad esempio, il peso di Bordeaux – che tradizionalmente ha fatto questo mercato – è scesa dal 42 al 38,8%; in crescita invece ci sono la Borgogna (al 21,4% dell’indice). L’Italia cresce leggermente e sale al 15,3% dell’indice rispetto al 15,1 precedente; lo Champagne “copre” l’8,4% dell’indice; gli Usa il 7,6 e il Rodano al 4,5%.
Il report completo lo trovate a questo link: https://www.liv-ex.com/.
Liv-ex è il mercato globale per il commercio del vino con 90 milioni di sterline di scambi e la possibilità di commerciare con altre 550 aziende vinicole di 43 paesi produttori.