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Per “Il Golosario” il miglior rosso d’Italia 2024 è un Montecucco DOC.

Lorenzo Biscontin

Una delle specifiche caratteristiche del settore vitivinicolo italiano è la sua elevata frammentazione.

Nel 2023 l’ISMEA – Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare rilevava in Italia 140.699 aziende viticole con una superficie media di 2,8 ha/azienda, 30.000 aziende vinificatrici ed una quota di mercato delle prime 4 imprese pari al 9,5%.

Spesso questa frammentazione è indicata come uno dei fattori di debolezza del settore, specie quando deve confrontarsi sui mercati internazionali considerato che praticamente tutti gli altri pesi produttori hanno dimensioni aziendali nettamente più grandi.

Io invece sono convinto che questa frammentazione sia un vantaggio competitivo ed il successo delle esportazioni di vino italiano degli ultimi 15 anni ne è la dimostrazione.

Anche in questi ultimi due anni caratterizzati da un generalizzato calo dei consumi a livello mondiale, la vitivinicoltura italiana sta limitando i danni meglio dei paesi concorrenti (forse con la sola eccezione della Nuova Zelanda, che però esporta una quantità quasi 10 volte inferiore rispetto ai 20,8 milioni di hl esportati nel 2023 dall’Italia).

Secondo me questo deriva sostanzialmente da due aspetti:

  • Dal lato dell’offerta la piccola dimensione permette una maggior flessibilità operativa sia in termini produttivi che commerciali che economico finanziari.
  • Dal lato della domanda permette al sistema vitivinicolo italiano di disporre di una amplissima proposta di vini, in grado di soddisfare tutte le nicchie, più o meno grandi, che si creano dall’evoluzione dei gusti del consumatore.

E’ indubbio che la piccola dimensione comporta dei limiti nella capacità economica delle aziende italiane per finanziare lo sviluppo e che questa l’eterogeneità produttiva risulta più complessa da comunicare ai mercati, ma i risultati dimostrano che i vantaggi superano gli svantaggi.

Un ulteriore segnale che piccolo può essere bello, e buono, arriva anche dalla Guida “Il Golosario”, curata da Paolo Massobrio e Marco Gatti, che ha premiato come Rosso dei Rossi 2024 il Montecucco DOC Rosso Riserva Bio “Impostino” 2018 della Tenuta Impostino di Civitella Paganico (Grosseto).

La Denominazione d’Origine Montecucco ha riconosciuto recentemente (nel 1998), specificità e tradizione produttiva vinicola della zona delle colline amiatesi al lato opposto del Monte Amiata rispetto al territorio di Montalcino, sul versante che guarda verso Grosseto e il suo mare.

Si tratta di 7 comuni in cui si trovano le 68 aziende che coltivano i propri vigneti tra 150 ed i 550 slm, da cui si ottengono complessivamente circa 3.400 hl/anno (media annate 2021 – 2023, dati Valoritalia).

Una piccola denominazione quindi, che si sta affermando nel panorama dei vini toscani grazie ad un territorio caratterizzato da notevole biodiversità, in cui le aziende agricole spesso mantengono un’impostazione tradizionale che comprende anche seminativo ed allevamento oltre al vigneto.

Impronta che si ritrova anche nei vini, il sangiovese la fa da padrone con percentuali che per i vini rossi variano dal 90% al 60%, con il loro profilo rotondo, non opulento, in cui si sente la presenza dell’impronta contadini. Prendendo a prestito le parole del poeta Umberto Saba, potremmo dire che i vini della DOC Montecucco offrono una “scontrosa grazia”.

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