19 maggio 2022
(Redazione) I dati conclusivi del ProWein di Düsseldorf – tradizionalmente, la più internazionale fra le fiere di settore – hanno lasciato un po’ di amaro in bocca agli operatori italiani: lo spostamento a maggio della manifestazione – soluzione adottata a causa della pandemia e che rientrerà sin dal prossimo anno col ritorno al tradizionale appuntamento a marzo, dal 19 al 23 – ha “scombussolato” l’arrivo dei buyer internazionali, principale appeal della rassegna tedesca. I dati ufficiali registrano un calo di espositori importante – mille200 in meno – e ancora più significativo quello dei visitatori: 38mila contro 61.500, ovvero 23.500 persone che non si sono presentate quest’anno ai cancelli della Messe Düsseldorf e che non hanno alimentato l’indotto della città. Una parziale rettifica di quella “deutsche vita” che avrebbe dovuto rappresentare il nuovo volto del Prowein fatto non soltanto di B2B, ma anche di glamour, eventi, effervescenza nella capitale del Land in centro o lungo le rive del Reno.
La fiera si è detta comunque soddisfatta del risultato: «Due terzi degli oltre 38.000 professionisti del commercio specializzato, vendita al dettaglio di prodotti alimentari e albergo, ristorante e catering, proveniva dall’estero – sottolinea Michael Degen, Direttore Esecutivo di Messe Düssedorf -. A questo si aggiunge l’elevatissima competenza decisionale dei visitatori specializzati: inoltre, due terzi dei professionisti del vino e delle bevade alcoliche hanno concluso qui degli affari»
«In effetti l’assenza dei grandi numeri del passato – sottolinea Lorenzo Biscontin, CEO di Vinophila – era chiaramente percepibile sia all’esterno della fiera, dove mancava il tradizionale affollamento dei mezzi pubblici, sia all’interno dei padiglioni dove le stesse misure anti-covid aumentavano la percezione di vuoto e di grande distanza fra i diversi settori della manifestazione. Ascoltando gli operatori si è avvertito il mancato arrivo di diversi buyer dall’Asia e dall’Est Europa. Certo, la guerra in Ucraina ha avuto il suo peso, ma l’impressione è che vi sia stato una sorta di spartiacque nel mondo delle fiere tradizionali. Vale sempre di più la regola che bisogna organizzare tutto prima della fiera dato che le occasioni “estemporanee” – clienti che entrano negli stand senza appuntamenti prefissati ed escono lasciando ordini – sono sempre meno numerose. Chi ha lavorato in anticipo è riuscito, in qualche caso, anche a far arrivare il proprio riferimento commerciale in Ucraina a dimostrazione che tutto è possibile. Ho visto, a conferma di questo, maggiormente in difficoltà gli stand collettivi dove mancava una precisa identità e quel lavoro di preparazione a monte».
Fra gli elementi che hanno penalizzato il Prowein per Biscontin anche la difficoltà di trovare nuovi importatori ed anche nuovi operatori nel settore horeca – il settore esce comunque da due anni che hanno fatto selezione – e, fra i nuovi, un diverso approccio al mercato del vino: meno ricerca individuale e maggior affidamento a intermediari professionali in grado di contribuire alla realizzazione di un’offerta puntuale senza rischiare inutilmente.
E’ anche la fine, o l’inizio di un cambiamento di approccio alle fiere in presenza a favore, ad esempio, del metaverso? «Ovviamente, Vinophila ha colto l’occasione del Prowein per presentarsi a moltissime realtà del mondo del vino internazionale dato che, in questo, sta fungendo da apripista. Anzi, per noi è stata la prima volta in cui ci siamo confrontati con realtà non italiane. Non si va verso una sostituzione, ma un sempre più marcato “affiancamento” del metaverso alle fiere tradizionali, amplificando nel tempo le opportunità di contatto e le occasioni di business per il mondo del vino».