Vinophila 3D Wine Expo - L' Expo per Vino, Birra e Bevande Alcoliche

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Sorridi, sei a Vinitaly!

Lorenzo Biscontin

Anche quest’anno sono sopravvissuto a Vinitaly. Attenzione non lo dico in senso negativo, non è che ci sia andato controvoglia, però è indubbio che quattro giorni di Vinitaly da visitatore siano una prova dal punto di vista fisico, una decina di chilometri a piedi ogni giorno, e psicologico (arrivati alle 6 del pomeriggio non si ha voglia di vedere e parlare con nessuno).

Smaltita la sbornia, solo in senso figurato, giuro, provo fare delle riflessioni a mente fredda.

Vinitaly diventa sempre più denso.

97.000 visitatori (come l’anno scorso), oltre 4.000 espositori (un po’ meno dell’anno scorso), aree espositive in ogni angolo libero del quartiere fieristico.

Qualcuno ha notato spazi più ampi nei padiglioni. A me non è sembrato, ma, se così fosse, meno male perché domenica e lunedì la ressa era tale che solo per attraversarli si rimaneva bloccati in ingorghi di persone.

Denso anche in termini di eventi con un susseguirsi di convegni e degustazioni. A questo, faccio ammenda, abbiamo contribuito nel nostro piccolo anche noi con la conferenza stampa in cui il Presidente della Regione Toscana Eugenio Giani ha firmato la lettera d’intenti per favorire l’ingresso dei consorzi del vino toscani nella nuova piattaforma Cantina Italia.

Il risultato è che l’elenco degli incontri mancati è lunga quasi come quella degli incontri fatti. E questo senza aver partecipato a nessun convegno o degustazione, scelta di cui mi dispiaccio ma necessaria.

I vini No/Low alcol sono stati definitivamente sdoganati.

Nel giro di un anno si è passati più o meno dalla linea “solo sul mio cadavere” sostenuta dal ministero e da molti produttori alla normalizzazione dei vini de-alcolizzati. C’è la legge per produrli, hanno avuto uno spazio dedicato in fiera e sono stati accolti dai produttori, Angelo Gaja e Riccardo Cotarella in testa.

Rimangono ancora perplessità da parte della critica enologica e dei wine lovers che rabbrividiscono al vedere insieme le parole “vino” e “dealcolato”.

Il vino delacolato è una cosa diversa dal vino? Certo, e quindi? Qualsiasi battaglia sulla terminologia è oramai una battaglia, persa, di retroguardia vista la legislazione europea ed italiana. Soprattutto nessuno sta costringendo nessun’altro né a produrre né a bere niente che non voglia.

Se stiamo facendo molto rumore per nulla, lo deciderà il mercato con le sue libere scelte.

Alla fine dei dazi USA si è parlato poco.

Che sia per il sollievo di essere passati dalla minaccia del 200% alla realtà del 20% (diventato poi il 10%) o perché si tratta di un argomento su cui la singola cantina non può farci nulla, alla fine negli stand dei dazi Usa non si è quasi parlato.

Si è preferito concentrarsi sullo sviluppo del business, magari allargandosi ad altri mercati, come miglior risposta per affrontare il problema.

Se ne è parlato invece nei convegni in cui è stata protagonista la politica, portando a casa già qualche risultato positivo per il settore (l’esclusione dei dazi EU sul whiskey americano in risposta ai dazi USA sull’acciaio europeo.

Riporto il commento di un importante giornalista del settore “Dobbiamo stare attenti a dimostrare troppo ottimismo, sia perché il problema rimane serio, ma soprattutto perché così rischiamo di dare alla politica il segnale sbagliato che non serva impegnarsi su questo fronte”.

Vinitaly è una festa che celebra il vino italiano

Tanto Vinitaly come Vinitaly and the City, il fuori salone che ne è parte integrante, sono più di una fiera: sono la festa che celebra il vino italiano.

Il vantaggio principale è che in questo fa del Vinitaly un centro di attrazione dell’attenzione sul settore da parte di tutta la società che va oltre alla semplice dimensione del business (ed è anche la ragione per cui molti operatori vengono volentieri a Verona, malgrado tutte le difficoltà ed i costi logistici).

Lo svantaggio è che osservare il settore del vino italiano solamente attraverso il Vinitaly significa guardarlo attraverso uno specchio deformante. Sarebbe come osservare la dieta degli italiani guardando cosa mangiano al cenone di Capodanno.

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