UN FENOMENO ENOTURISTICO DI SUCCESSO
FRENATO DALL’INCERTEZZA NORMATIVA
Riceviamo un intervento della fondatrice del Movimento del Turismo del Vino, Donatella Colombini Cinelli, che porta l’attenzione sul caso giudiziario, da poco risolto, dei tre enoturisti olandesi “colti” dagli ispettori del lavoro a vendemmiare.
Sette anni di traversie giudiziarie per l’ignara azienda della provincia senese che sono finiti bene, ma su cui è necessario riflettere. Come rispondere alla richiesta crescente di esperienze vendemmiali da parte dei turisti e stare al sicuro con la legge
L’INTERVENTO
Forbici e codici: turisti tra i filari e Ispettorato del lavoro
Il Tribunale condanna l’Ispettorato del lavoro che aveva multato per oltre 10.000 € un’azienda di Montalcino per la vendemmia turistica di tre medici olandesi
di DONATELLA COLOMBINI CINELLI
I fatti avvengono il 29 settembre 2016 a Montalcino in un’azienda agricola in cui si sta svolgendo la vendemmia. Due ispettori trovano nella vigna “in abiti da lavoro e con l’attrezzatura 12 persone in attività di vendemmia: 8 sono risultate assunte regolarmente, 3 di nazionalità olandese no, l’ultima era il fratello della socia dell’azienda”. A questo punto gli ispettori infliggono all’azienda la multa di 10.157 € e il blocco dell’attività agricola. I tre olandesi erano in vacanza a Montalcino con le loro bici e sono risultati due medici liberi professionisti e un dentista. Dopo sette anni arriva la sentenza del giudice Delio Cammarosano del Tribunale di Siena, che è noto per il grande rigore nell’applicazione delle norme a tutela dei diritti dei lavoratori. Cammarosano dà ragione all’azienda e torto all’Ispettorato. Dieci pagine che spiegano la sentenza che condanna l’Ispettorato del lavoro a risarcire la multa e pagare 4.802 € di spese processuali. Chi legge penserà “giustizia è fatta”. Non proprio. Come ha dichiarato l’avvocato dell’azienda Michele Feri, “sarà lo Stato
a pagare” non i due ispettori. La triste vicenda che ho raccontato mostra cosa può avvenire con la “vendemmia turistica”. Un’attività che tour operator, portali, agenzie di incoming e turisti privati chiedono con crescente insistenza. Partecipare alla raccolta dell’uva è infatti il sogno di tutti i wine lovers. Tanto più la denominazione è celebre, come il Brunello, tanto maggiori sono le pressioni del mercato. Per questo non stupisce che tre medici olandesi in vacanza a Montalcino desiderassero vantarsi con gli amici: “Una delle bottiglie di Brunello della leggendaria annata 2016 cinque stelle, è fatta con l’uva colta da me”. Sembra un’innocente aspirazione da “Brunello lover”, ma per l’azienda, che ha messo le forbici in mano ai tre olandesi, si è trasformata in un incubo. Sette anni per avere la sentenza. Per capirlo basta immaginare cosa succede al produttore che ha l’uva nella vigna in condizioni ottimale di maturazione ma non può coglierla. Viene buttato via il lavoro di un anno e compromesse le prospettive commerciali dell’intera azienda. Chi paga un simile danno? Il tutto perché c’è una norma, destinata a contrastare il lavoro nero e il caporalato, che l’ispettorato del lavoro può applicare ai turisti – vendemmiatori per un quarto d’ora. L’impressione che suscitano queste vicende non è quella di un servizio a tutela dei lavoratori. Riporto
la dichiarazione dell’avvocato Michele Feri al quotidiano La Nazione: “Purtroppo spesso l’attività ispettiva si concentra su attività lecite e non è così solerte riguardo ad attività fuori della legge”. E le attività fuori dalla legge, purtroppo, ci sono. Nel 2021, nel settore agricolo, sono stati impiegati irregolarmente 230.000 persone cioè un quarto degli addetti al settore primario, per un totale di 300 milioni di ore… è su questi che deve concentrarsi l’Ispettorato del lavoro, senza perdere tempo con le “vendemmie turistiche”.